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lunedì 26 aprile 2010

Parco a rischio: Il Tirreno del 23 aprile 2010 (Emilio Guariglia)
















Parco minerario bloccato a Roma Il governo non sceglie il nuovo presidente, candidatura Unesco a rischio


Scaduto il mandato di Hubert Corsi Il Pdl non lo rivuole, il ministro non nomina altri, paralisi vicina


GAVORRANO. Fra poco più di un mese arriveranno, da mezzo mondo, i commissari dell’Unesco per l’ultima “ispezione”, quella dopo la quale Parigi dovrebbe ammettere il Parco nazionale minerario delle Colline metallifere nel gotha mondiale delle Rete dei Geoparchi Unesco. Un traguardo al quale il presidente Hubert Corsi e il comitato di gestione lavorano da anni. E che significherebbe per il Parco visibilità internazionale straordinaria, vertiginoso aumento delle visite, ricchi finanziamenti europei. Insomma, una manna per l’intera economia della Maremma. Dopo gli unanimi consensi riscossi nello scorso marzo proprio a Parigi, manca solo questo via libera della commissione. Senonché, ed è notizia di queste ore, gli autorevoli “giudici” dell’Unesco fra un mese potrebbero presentarsi a Gavorrano e dintorni e trovare un Parco paralizzato. Non chiuso, ma di certo non funzionante. Perché il 31 marzo scorso è scaduto il mandato del presidente e del comitato di gestione e il Parco non ha più nessuno che lo amministra, che possa firmare mandati di pagamento o sottoscrivere accordi. E chi dovrebbe provvedere alla conferma o all’avvicendamento dei vertici, ovvero il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, per ora tace, come se si fosse dimenticata - a ridosso di scadenze decisive - di questo patrimonio.
Dimenticata? Chissà. Dietro il silenzio ufficiale del governo sembra piuttosto esserci un problema politico: Hubert Corsi, ex Dc poi confluito in area centrodestra, alle ultime elezioni provinciali ha sostenuto la lista Marras presidente (centrosinistra); dunque il governo Pdl - che in Maremma vanta un ministro sindaco, Altero Matteoli - non ce lo rivuole. Ma al tempo stesso, un po’ per beghe interne un po’ per qualche rifiuto (si vocifera di “no” da Monica Faenzi e da Simone Turini), a quanto pare non riesce a trovarne un successore. Né, per legge, può commissariare un Parco che ha chiuso anche l’ultimo bilancio in ampio attivo (oltre 800mila euro) e ha attuato tutti i programmi previsti.
A riprova che il governo su questa vicenda non è distratto, c’è quanto accade per il Parco gemello: il Parco nazionale Museo delle Miniere dell’Amiata. Nato con quello delle Colline metallifere ma assai meno noto e dinamico, alla scadenza del 31 marzo si è visto arrivare dalla Prestigiacomo la proroga al presidente. Guarda caso una persona, Luigi Vagaggini, che per il Pdl fu candidato sindaco a Pitigliano.
Il problema è serio. In primis per il rischio di perdere il treno dell’Unesco, concretissimo. E poi per le ricadute immediate sulle attività del Parco, che - pur avendo già stanziato in bilancio i fondi 2010 - di fatto non li può versare. In pericolo le Porte del Parco nei vari comuni, il festival del Teatro delle Rocce, il Premio letterario Santa Barbara. E via dicendo. Il tutto ai danni di una realtà che nel 2007 ha vinto un premio speciale al Salone dei Beni culturali di Venezia, che nel 2008 ha rappresentato l’Italia in un simposio internazionale al Louvre come il “Parco più innovativo d’Europa”, che nel 2009 ha “sedotto” l’Unesco e che ha un fondo cassa disponibile (cioè subito spendibile) di un milione e 200mila euro. Gli addetti ai lavori lo chiamano “il tesoro della miniera” e chissà se è anche questo a far gola, o se solo una questione di potere. Alla Maremma non resta che un appello: il “governo del fare faccia”. E subito.


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